La scacchiera di Auschwitz

Questo romanzo di John Donoghue è stato una gioia e una sofferenza allo stesso tempo.
Chi mi conosce sa che a causa della mia sensibilità, faccio molto fatica ad affrontare libri o film relativi alla seconda guerra mondiale e alla Shoah. Quando ho visto il titolo in libreria, mi ha attirata e dopo aver letto la trama ho deciso di sfidare me stessa e di leggerlo. A libro concluso posso dire che è stata una delle mie migliori decisioni perchè questo è un libro che DEVE essere letto.
Il romanzo racconta la straordinaria storia di Emil Clement, ebreo francese che viene deportato ad Auschwitz - Monowitz e che presta servizio alla Buna, la fabbrica che produceva materiale bellico per rifornire le armate tedesche. A capo delle SS arriva un nuovo comandante, Paul Meissner, che ha l'ordine di trovare una strategia per sollevare il morale ai camerati e allo stesso tempo che li stimoli culturalmente. L'uomo decide di mettere in piedi un torneo di scacchi tra le guardie. All'interno del campo si aggira una voce: c'è un ebreo, detto l'Orologiaio, che è imbattibile. È proprio a causa o grazie a questa voce che Emil entra in un circolo perverso secondo il quale ad ogni partita può salvare o uccidere un altro prigioniero di sua scelta. Vent'anni dopo, ad un torneo di scacchi, Emil ritroverà Paul Meissner che è deciso a farsi perdonare dall'Orologiaio.
Il dialogo aperto tra passato e presente e tra reale e surreale fanno da fil rouge durante tutto il romanzo. La straordinaria storia dell'Orologiaio ci viene svelata dai due protagonisti mentre compiono lo sforzo di tornare indietro con la memoria e analizzare lucidamente tutto quello che hanno dovuto passare.
È proprio grazie a questo dialogo che l'autore prova a rispondere all'eterna domanda che chiunque studi questo buio momento della nostra storia si pone: ci sono tedeschi buoni? Ad ognuno è lasciata libera scelta alla fine del romanzo; riuscirete a non provare compassione e stima per Paul?
La scrittura è scorrevole e cattura il lettore trascinandolo da un capitolo all'altro e dal 1944 al 1960. Ogni capitolo è intitolato con una mossa di scacchi e ogni partita dell'Orologiaio ci viene raccontata facendo trasparire la tensione del momento. I riferimenti ai ruoli e gradi delle SS e dei prigionieri del campo sono studiati con minuzia, così come la descrizione del campo e molte figure inserite nel libro.
"La scacchiera di Auschwitz" è un romanzo cupo e crudo che però apre la porta a uno spiraglio di speranza per l'umanità.